mercoledì 21 marzo 2012

Pigrizia & Perdizione: No-Knead Pan brioche alle gocce di cioccolata fondente




Pigrizia: quella sottile, ineguagliabile, estatica sensazione di non voler fare nulla e se, proprio qualcosa si debba fare, allora poterla fare col minimo di dispiego di energie
Perdizione: quella erompente, irrazionale, squassante tendenza a peccare senza sentirsi in colpa.
Non vanno a braccetto, tutt'altro.
Un qualche sforzo il peccare comporta.
Il pigro è, per certi versi, un passivo.
Il perduto invece un poco deve aver sudato per conquistarsi quello che di peccaminoso adesso costella la sua anima e allieta le sue giornate.
L'accoppiata non è vincente.
Anche in cucina non c'è peccato di gola, e quindi perdizione, se non c'è qualcosa che viene posto in essere, e quindi fatica e quindi non pigrizia.
Ovviamente non vale la confezione di cibi peccaminosi comprata al negozio sottocasa... troppo facile.
Il Panbrioche in questione rappresenta un giusto compromesso per un pigro non integralista che vuol peccare.

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domenica 26 febbraio 2012

Sant'Ambrogio e la proroga: Struffoli di carnevale


Sant'Ambrogio ha fatto il regalo ai milanesi di far durare di più il Carnevale.
A Milano e provincia ci allunghiamo fino al sabato.
Non avendo più piccini da mascherare (e, per la verità, neanche da piccino il Pupo di casa amava i travestimenti), il Carnevale per me rappresenta più che altro un momento di evasione alimentare.
Dolci fritti che più fritti non si può.
E devono essere fritti sennò meglio non farli.
Il colesterolo ringrazia e anche il medico di base che, scorrendo le analisi del sangue di routine, potrà consentirsi di alzare leggermente il sopracciglio destro e guardarci con fare di rimprovero, velato perchè i valori sono border-line, ma comunque sempre rimprovero.

STRUFFOLI

dose da 10 persone (oppure 5 inevitabilmente golose)
ricetta da Giallo Zafferano

400 gr farina
40 gr zucchero
3 uova intere più 1 tuorlo
rhum 1/2 bicchierino
scorza grattugiata di arancia e limone

350 gr miele
codetta

Si impasta la farina con lo zucchero, le uova, il rhum e la scorza grattugiata.
Io uso il mixer e faccio in un attimo.
Si copre la pallottola di impasto con un canovaccio a si fa riposare una mezz'ora.
Si divide in tante pallottoline e si allungano facendoli rotolare fino a farli diventare dei cordoncini spessi non più di un dito.
Si tagliano a tocchetti piccoli e si dispongono allineati su un piano infarinato.
Si fa scaldare l'olio per la frittura e si iniziano a friggere un pòco per volta.
Devono leggermente colorirsi ma non scurirsi.
Lasciare su carta assorbente finchè si freddano.
In un pentolino far scaldare il miele.
Quando è sciolto, versarvi le palline fritte e mescolare per bene.
Poi disporre su un piatto (prevalentemente a forma di montagnola oppure di coroncina)
e cospargere di codetta multicolore.
Lasciar riposare per almeno un giorno perchè diventano moooolto più buoni.

domenica 19 febbraio 2012

Frappe, chiacchere, crostoli, galani...mille parole, un sapore


A me piacciono sottili il giusto, bollose il giusto, croccanti il giusto, zuccherate il giusto.
Il concetto di "giusto" è assolutamente soggettivo e soprattutto si definisce a posteriori, nel senso che una cosa la puoi definire buona "il giusto" solo dopo averla assaggiata.
Quindi anche ogni ricetta che si legge si trasforma in "quella giusta" solo dopo averla provata una volta, averla modificata e resa quantomai simile all'idea o al ricordo che noi abbiamo (o che vogliamo avere) di quella pietanza.
La scelta di una ricetta nasce dagli occhi se vediamo una foto che ci attira, dalla testa se era una vita che volevamo provare a fare quella pietanza o se ce la consiglia l'amica di sempre.
Ma l'elezione definitiva di quella pietanza a "nostro" piatto passa inevitabilmente dallo stomaco e dal cuore.
Gusto e memoria.
Per me sono elementi imprescindibili per apprezzare e fare mia una ricetta.
A Roma "quelle cose lì" della foto si chiamano frappe.
Mangiate in quantità industriale (come le ciliegie, una tira l'altra), prese con le dita e lasciando senza vergogna che lo zucchero a velo si sparga sulla faccia e dintorni, irrefutabile indizio del peccato appena commesso.
Ricordi.
Nel tempo ho scoperto che "quelle cose lì" si chiamano in ogni regione d'italia con un nome diverso.
Ma la sostanza è quella: la sottigliezza giusta, la bollosità giusta, la zuccherosità giusta.
Per questa ricetta mi sono affidata a quella che ho letto su Dissapore, è un sito che scoperto da poco e mi piace molto, mi diverte e mi "istruisce", a volte.
L'anno scorso ne avevo provato un'altra altrettanto buona ma questa l'ho trovata perfetta, modificata solo nel procedimento per fare omore alla mia pigrizia atavica.

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martedì 18 ottobre 2011

La vie en rose: come prendersi una lunga pausa di riflessione e non sentirsi in colpa....



Tutto rosa.
Ho preteso così la parete dietro il mio nuovo letto, un letto romantico, arzigogolato, da femminuccia.
E chi l'avrebbe mai detto qualche tempo fa che la mia scelta sarebbe caduta su "quel" tipo di letto e su "quel" colore di sfondo.
Si invecchia.
O ci si rincretinisce invecchiando.
Il che è plausibile e giustificabile anche se difficile da accettare.
Il tempo che passa.
Non è questione di rughe.
Ma di entusiasmi che senti scorrere dentro di te come a vent'anni.
Voglia di viaggiare avventurosamente, voglia di fare il corso di vela spartano, voglia di piantare tutto e reinventarsi una vita proprio come a vent'anni quando pensi di avere tutto nel palmo della tua mano.
E poi ti gela il "Signora, tocca a lei" detto dalla cassiera del supermercato, vent'anni a malapena, trucco pesante e tu che pensi: "bel visino, peccato tutto quel trucco".
La stessa cosa che diceva mia nonna, e tutto lo stuolo di nonne, mamme, zie, amiche di famiglia quando NOI avevamo vent'anni.
Ti definisci scherzosamente "giurassica" ma senti che, nonostante la giocosità, è vero, è proprio così.
Sei lontana anni luce dai miti di adesso; quello che vorresti far rivivere è la gioventù che non hai vissuto come avresti voluto.
Motorino, le compagnie al mare, quelle che si vedevano sempre allo stesso muretto nella stessa piazza, i primi filarini, i discorsi di come insieme si sarebbe cambiato il mondo, le speranze, le certezze, le delusioni.
Torniamo alla parete dipinta di rosa, che è meglio.
E torniamo coi piedi per terra.
C'è da portare il pupo ad hockey, c'è da fare la spesa, stasera che cucino per cena?
Oddio, C*U*C*I*N*A*R*E......
Che vorrà mai significare....
A vent'anni non si cucina, casomai si arriva a casa affamati come bufali texani e si addenta quello che ha preparato mammà....
Boh...

mercoledì 4 maggio 2011

Dedicato....



Che forma hanno i pensieri?
Sono come le nuvole che girano, si modificano, non sono mai le stesse.
Che forma ha un pensiero per un'amica lontana?
Forse quella di uno scialle per avvolgerla tutta e farle sentire il calore del cuore.
Forse quella di una giostrina all'antica per farla sorridere.
Forse quella di una mano per darle una carezza lieve.
Forza, Ross.

domenica 20 marzo 2011

Esperimenti di frolla salata: Panzerottini alla ricotta e spinaci



Fase di sperimentazioni semi-ardite e, contemporanemente, nella quotidianità semplice cucina di sopravvivenza.
Il che significa pasta al pomodoro, pollo alla come viene viene, insalatine....
E, ovviamente, le prove delle sperimentazioni semi-ardite.
Tipo questi panzerottini.

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lunedì 7 marzo 2011

Ancora Gluten Free: Torta di carote, mandorle e cocco glassata con ganache al cioccolato fondente



Non resisto a libri e librini sul cioccolato e sui dolci al cioccolato.
In italiano, in altre lingue, che importa, le foto parlano da sè.
Dall'ultimo acquisto "Cioccolato & Co" della Food Editore è saltata fuori questa torta, facilissima da preparare.
L'ho vista anche in giro per il web e ci credo, così veloce e così gustosa è un richiamo irresistibile.
Senza farina e senza grassi.
Eppure viene bella morbida.
E la glassatura...ne vogliamo parlare?.....

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lunedì 14 febbraio 2011

Relax: Crostata di frolla ai pistacchi con crema di ricotta e arancia



Tempo di frolle, questo.
Tempo di gesti lenti, conosciuti, che rilassano e non preoccupano.
Si va sul sicuro.
La rassicurante consistenza di una frolla, un guscio che si dora lentamente, un ripieno che prima si spande e poi si compatta come il mare quando si allunga sulla battigia e diventa alta marea.
Si osa con nuove farciture ma è un osare contenuto, la frolla, per il fatto di essere frolla, comunque è garanzia.
Questa crostata nasce dalla voglia di unire i pistacchi con l'arancia.

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venerdì 11 febbraio 2011

Sotto l'effetto del paracetamolo: Crostata di frolla alle nocciole con marmellata di albicocche



Colpa della febbre.
Colpa delle visioni da delirio influenzale.
Sennò resisterei.
Mica mi alzerei a preparare una frolla metà farina e metà nocciole.
Mica riuscirei a fare bene perfino le strisce decorative, mai riuscite finora.
Un vero e proprio trip da paracetamolo.

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domenica 16 gennaio 2011

Un peccato da domenica pomeriggio: bicchierini al caramello salato e ganache fondente



Una coccola da cucchiaino.
Si può fare nella versione crostata con il guscio di frolla oppure, come in questo caso in bicchierini, se la teglia con il guscio di frolla si capovolge malamente ed il guscio si trasforma in un involontario crumble.
Strato di caramello salato, strato di crumble/frolla rotta e per finire strato di ganache al cioccolato fondente.
Troppo libidinosa.

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