domenica 19 febbraio 2012

Frappe, chiacchere, crostoli, galani...mille parole, un sapore


A me piacciono sottili il giusto, bollose il giusto, croccanti il giusto, zuccherate il giusto.
Il concetto di "giusto" è assolutamente soggettivo e soprattutto si definisce a posteriori, nel senso che una cosa la puoi definire buona "il giusto" solo dopo averla assaggiata.
Quindi anche ogni ricetta che si legge si trasforma in "quella giusta" solo dopo averla provata una volta, averla modificata e resa quantomai simile all'idea o al ricordo che noi abbiamo (o che vogliamo avere) di quella pietanza.
La scelta di una ricetta nasce dagli occhi se vediamo una foto che ci attira, dalla testa se era una vita che volevamo provare a fare quella pietanza o se ce la consiglia l'amica di sempre.
Ma l'elezione definitiva di quella pietanza a "nostro" piatto passa inevitabilmente dallo stomaco e dal cuore.
Gusto e memoria.
Per me sono elementi imprescindibili per apprezzare e fare mia una ricetta.
A Roma "quelle cose lì" della foto si chiamano frappe.
Mangiate in quantità industriale (come le ciliegie, una tira l'altra), prese con le dita e lasciando senza vergogna che lo zucchero a velo si sparga sulla faccia e dintorni, irrefutabile indizio del peccato appena commesso.
Ricordi.
Nel tempo ho scoperto che "quelle cose lì" si chiamano in ogni regione d'italia con un nome diverso.
Ma la sostanza è quella: la sottigliezza giusta, la bollosità giusta, la zuccherosità giusta.
Per questa ricetta mi sono affidata a quella che ho letto su Dissapore, è un sito che scoperto da poco e mi piace molto, mi diverte e mi "istruisce", a volte.
L'anno scorso ne avevo provato un'altra altrettanto buona ma questa l'ho trovata perfetta, modificata solo nel procedimento per fare omore alla mia pigrizia atavica.


CHIACCHERE

500 gr farina
3 uova intere
50 gr zucchero
30 gr burro ammorbidito
200 ml circa di grappa bianca
buccia di limone grattugiata

Si dovrebbe lavorare la farina a montagnola con le uova dentro usando la punta delle dita come per la sfoglia all'uovo ma io, che notoriamente possiedo poca pazienza, ho messo tutto dentro alla macchina del pane, programma solo impasto e via, ho aspettato che diventasse una bella massa morbida ed elastica.
Far riposare a temperatura ambiente per circa un'ora.
Poi tirare fuori quel bell'aggeggino dove si tirano le sfoglie, e prendendo mano a mano piccole pallottole di pasta tirarle sottili, molto sottili (nella mia al penultimo livello), tagliarle a rettangoli lunghi con una rotella dentellata, facendo un taglio al centro, e poi distenderle su un canovaccio infarinato.
Io non ho aspettato di tirare tutta la sfoglia prima di friggere perchè non volevo si seccassero troppo.
Ho tirato metà impasto e fritto e poi completato con la parte rimanente.
Per la frittura attenzione a metterle solo un attimo da una parte, girare e poi togliere; anche se potrebbero sembrare troppo chiare, quando raffreddano svelano invece una doratura niente male.
Quando sono fredde, disporle su un vassoio a strati spolverando di zucchero a velo ogni strato.
Si conservano in vassoi messi in sacchetti di carta (non plastica sennò si ammosciano) e rimangono fragranti anche per un paio di giorni.

3 commenti:

Mary ha detto...

che delizia!

Layos ha detto...

A Genova si chiamano bugie (boxie).

Janina ha detto...

Salve! un saluto dalle mie vacanze alpe di siusi e complimenti per questa ricetta. Sono buonissimi:-)