mercoledì 29 ottobre 2008

Paella paella delle mie brame.



Questa è quanto di più simile ad una paella alla valenciana che io sappia.
Detto da me che non ho mai messo piede in suolo iberico potrebbe suonare grottesco.
Ma mi sono informata, ho chiesto, letto, provato.
Ho tartassato tutti gli amici che potessero vantare conoscenze o parentele in qualche modo legate alla Spagna e a Valencia.
E sono arrivata a diverse conclusioni.
Che "paella" si può definire del riso a chicco lungo cotto con altri ingredienti in una padella speciale bassa e larga che può andare sia su fornello che in forno.
Che l'unità di misura per gli ingredienti è il mestolo, cioè con lo stesso mestolo si devono misurare sia la quantità di riso che quella di brodo.
Che fondamentale è il tempo di riposo dopo la cottura che andrebbe fatto coprendo la paellera con della carta di giornale.
Che non ci si deve far ingannare dalle apparenze: ciò che sembra riso in brodo in pochi minuti potrebbe diventare dell'ottimo riso sgranato e asciutto.
E così è nata questa paella.
Non ci sono fagiolini.
Non ci sono pezzetti di pollo.
Ma che paella alla valenciana è?
Paella di "marisco"....

Paella di "marisco"
per 4 persone

5 mestoli di riso basmati
1 kg cozze fresche
300 gr misto calamari tagliati a striscioline(anche i tentacoli)
400 gr code di gambero
1 peperone giallo tagliato a faldine piccine
10 pomodorini ciliegino tagliati a pezzetti
2 mestoli di pisellini anche surgelati e scongelati
1 cipolla bianca media
2 spicchi aglio
2 bustine zafferano in polvere
12 mestoli di brodo di pesce
prezzemolo (qui non l'ho messo perchè non l'avevo)

Si fanno aprire le cozze e si mettono da parte conservando anche il fondo della loro acqua.
Se ne lasciano una decina con la valva e le altre si sgusciano.
Si puliscono le code di gambero togliendo anche l'intestino.
Si versano 4,5 cucchiai di olio extravergine nella paellera (ma va bene una normale padella bassa e larga).
Si fanno rosolare le code di gambero e i calamari e poi si mettono da parte in un piatto.
Nello stesso olio si mette cipolla e aglio tritati finissimi e si fanno leggermente soffriggere, poi si aggiungono peperone piselli e pomodorini e si mescola per far rosolare il tutto.
Si aggiungono di nuovo i calamari, le code di gambero lasciandone una mezza dozzina da parte e le cozze sgusciate e si mescola per far insaporire.
A questo punto si aggiunge il riso mescolando come si fa per tostare per il risotto.
Dopo un paio di minuti si versa il brodo lentamente perchè non crei "buchi" nel riso, nell'ultimo mestolo si scioglie lo zafferano e si distribuisce uniformemente su tutta la paella.
A questo punto non si deve più mescolare il riso, basta solo disporre le cozze con il guscio e le code di gambero sopra a mò di decorazione e calcolare dieci minuti di cottura a fuoco medio e a padella scoperta.
Dopo i dieci minuti si spegne il fuoco, si copre con pellicola d'alluminio cercando di sigillare i bordi così da creare una sorta di coperchio ermetico.
Dopo 5,6 minuti la paella è pronta.
Spolverata di prezzemolo se piace.
A me piace anche tiepida.

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lunedì 27 ottobre 2008

Anche i Ribelli hanno un cuore: Panna cotta al dulche de leche e intermezzo di crema al cioccolato fondente

La Panna Cotta.


Potremo anche fare il risotto nella pentola a pressione ma questa no.
No, questa non si stravolge.
Classico pentolino, panna liquida fresca, mestolo di legno, leggera ebollizione.
Al massimo possiamo aggiungere un pò di dulce de leche così non aggiungiamo zucchero e otteniamo quel retrogusto deciso di caramella mou.
Possiamo aggiungere uno strato di crema al cioccolato fondente amaro.
Va bene, possiamo anche metterci una spezzettatura di fili di caramello.
Ma sempre panna cotta rimane.
Classica, buonissima panna cotta.

Panna cotta al dulche de leche e crema al cioccolato fondente

(per 6 bicchieri)
per la panna cotta
500 ml panna fresca liquida
5 cucchiai di dulce de leche
6 gr colla di pesce

per la crema di cioccolato (in realtà è una ganache liquida)
200 ml panna
100 gr cioccolato fondente

per i fili di caramello
3 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di acqua

Si prepara la panna cotta facendo scaldare la panna con il dulce de leche finchè non inizia a bollire.
Si aggiunge fuori dal fuoco la colla di pesce precedentemente ammollata in acqua fredda e poi strizzata.
Si mescola giusto per far sciogliere la colla di pesce.
Si lascia leggermente intiepidire mescolando perchè non formi la pellicina.
Nel frattempo si prepara la ganache "liquida" facendo bollire per un minuto l'altra dose di panna e poi versandola in una ciotola dove si è spezzettato il cioccolato.
Si lascia riposare quelche istante e poi si inizia a mescolare finchè il composto non si amalgama e diventa di colore marrone brillante.
Lasciare intiepidire.
Si versa la panna cotta in uno strato alto 1 cm circa in ciascun bicchiere.
Si fa rassodare in frigo (o, meglio, si lascia in freezer finchè non si è rassodata).
Poi si versa uno strato sottile di crema-ganache al cioccolato e si ripone in freezer per una mezzora.
Poi si versa la panna cotta rimanente.
Mettere in frigo per almeno due ore.
I ghirigori di caramello si ricavano con una forchetta intinta nel caramello (zucchero + acqua in un padellino a fuoco vivace senza mescolare finchè non si sciolgono e diventano di un bel colore dorato) e dai rebbi far colare in fili su un foglio di carta forno.
Fare colare tanti fili e poi lasciar indurire.
Raccoglierli con una spatola e spezzettare o lasciare interi.
L'importante è conservare i ghirigori in luogo asciutto e metterli sopra ai bicchierini solo all'ultimissimo istante sennò il caramello si scioglie miserevolmente in un battibaleno.

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sabato 25 ottobre 2008

Astenersi Puristi: Risotto allo zafferano cotto in pentola a pressione

Attenzione!
Il contenuto di questo post può avere un forte impatto sulla sensibilità di chi prepara il risotto nella maniera rigorosamente ortodossa.
E' consigliabile quindi la lettura solo ad un pubblico avezzo a ogni catastrofe e paradosso culinario.



Lo so, lo so.
Il Rito della tostatura a vista, della mescolatura lenta, del mestolo di brodo aggiunto poco per volta, l'onda della mantecatura..
Ma se il tempo e la pazienza son pochi, bisogna per forza rinunciare ad un buon risottino allo zafferano?
In fondo, a parte mestoli di brodo e mescolatura costante, gli altri elementi ci son tutti.
E anche il risultato finale.
Provare per credere.
Gli amici Puristi del risotto a cui l'abbiamo fatto assaggiare, senza confessare che era fatto con la pentola a pressione, l'hanno molto apprezzato (e non hanno mai saputo l'Atroce Verità).
Probabilmente ora la sapranno ma possiamo sempre trasferirci in un altro continente prima del prossimo invito a cena.

Risotto allo zafferano
(metodo non ortodosso)
per 4 persone
300 gr di riso qualità S.Andrea (possibilmente regalo di cari amici direttamente dalla cascina di loro fiducia nel biellese)
3 bicchieri colmi di brodo, di carne sarebbe il massimo (N.B. un bicchiere contiene circa 300 ml di liquido)
1 cipolla bianca piccola
olio extravergine d'oliva
burro
1 bustina di zafferano
parmigiano
Si taglia sottilissima la cipolla e la si fa rosolare in poco olio già direttamente nella pentola a pressione.
Si aggiunge il riso e lo si fa tostare ben bene.
Si aggiunge il brodo già caldo, si chiude la pentola a pressione lasciando uscire dalla valvola il vapore accumulato.
Poi mettere sul fuoco vivace.
Da quando fischia la valvola, contare esattamente sette minuti e poi spegnere aprendo la valvola per far uscire tutto il vapore.
Togliere il coperchio e rimettere su fuoco basso giusto per far finire di assorbire il brodo.
Spegnere e aggiungere il burro (quantità a piacere) e mescolare finchè non è tutto sciolto e la consistenza del riso morbida "all'onda".
Il risotto è pronto.
Basta aggiungere un pò di parmigiano, a chi piace.
Umilmente, col capo cosparso di cenere, ho detto la mia.
Non me ne vogliano i Puristi...

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venerdì 24 ottobre 2008

Amish inside: lo Yoghurt fatto in casa



Però, forse, anzi di sicuro, gli amish non si avvalgono della yoghurtiera Girmi.
Questo piccolo, irrilevante particolare non toglie al sentirsi "amish inside" forza e determinazione.
E' uno status felice, in cui tutto ti pare realizzabile, il pane fatto in casa, il burro, il formaggio...
Uno stato inebriante in cui ti dici: "ma si, quasi quasi oso provare anche il lievito madre".
Un meraviglioso "up" da cui precipiti in un "down" abissale quando ti rendi conto che col lievito madre non la spunterai.
Mai.
Però lo yoghurt viene bene.
Almeno quello.
E mi continuo a sentire orgogliosamente "amish inside".

Yoghurt bianco

1)Versione "Amish inside"
(copio spudoratamente dal libricino di istruzioni della yoghurtiera)
1 litro di latte fresco uht
1 vasetto da 125 ml di yoghurt intero bianco senza zucchero
Si versa lo yoghurt nel latte (che deve essere a temperatura ambiente), si mescola un poco tanto per amalgamare il tutto, poi si versa nei vasetti e si pone il tutto nella yoghurtiera attaccando la presa e lasciando il tutto lì per almeno dieci ore.
Passato il tempo, si coprono i vasetti con i coperchietti e si ripongono in frigorifero.
Dopo un'ora lo yoghurt è pronto per la degustazione.

2) Versione "Simple amish" senza yoghurtiera
guardare qui da FrancescaV.

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giovedì 23 ottobre 2008

Mi sento tanto Nonna Papera...Ultimate Apple pie

La colpa è tutta di Cat.
Lei voleva i volant.
E io li ho fatti o, perlomeno, ci ho provato.


E, per la prima volta, ho fatto questa torta che appartiene al mio background disneysiano, di quando sognavo con il Topolino settimanale aperto sulle ginocchia, quando il mondo era un universo da scoprire con il cannocchiale delle Giovani Marmotte e il dolce più prelibato quella torta tondotta grondante budino bicolore cacao/rosa di paginanonmiricordopiù del manuale di Nonna Papera.
Grazie Cat.

La ricetta l'avevo da tempo nel mio archivio, l'ho trovata qui.

Ultimate Apple Pie
per la frolla
225 gr burro
50 gr zucchero semolato
350 gr farina 00
2 uova (1 intera + 1 tuorlo)
per la farcitura
1 kg di mele
120 gr zucchero
1/2 cucchiaino cannella macinata
3 cucchiai farina 00
Si fa la frolla alla solita maniera, si avvolge nella pellicola e si fa riposare in frigo per almeno mezzora.
Intanto si sbucciano le mele, si tagliano a fettine piccole e si cospargono con un poco di succo di limone.
Quando sono tutte sbucciate, aggiungere lo zucchero, la cannella e la farina e mescolare per bene.
Imburrare e infarinare una teglia tonda alta almeno 4 cm, diametro 20,22.
Prendere due terzi della frolla e stenderla in un disco grande un pò di più della teglia, poi adagiarla facendola aderire bene sul fondo e sui bordi.
Tagliare la pasta lungo la linea esterna della teglia.
Poi versarci le mele tagliate e condite, stendere l'altra parte di frolla sempre a disco largo come il diametro della teglia e sovraporre i lembi cercando di rimboccare il bordo del disco superiore sotto a quello inferiore.
Con le dita creare la decorazione a onde "pizzicando" la pasta.
Se ci sono dei ritagli, si possono creare delle piccole decorazioni da attacccare sulla torta.
Con un coltello affilato praticare dei taglietti simmetrici (servono a fare uscire il vapore durante la cottura).
Spennellare la superficie con dell'albume leggermente sbattuto e poi cospargere con dello zucchero semolato.
Infornare in forno già caldo a 180° per circa 40,45 minuti.
Io ho tenuto 45 minuti perchè il mio forno è a gas e poi ho dato una passatina al grill giusto per dorare un pò la superficie.
Nei paesi anglosassoni la mangiano ancora calda con crema inglese o una pallina di gelato, io sinceramente la preferisco tiepida o fredda.
E' buona, direi anche ottima, il giorno dopo.

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martedì 21 ottobre 2008

Ricette a spanne: Fusilli alla zucca e salsiccia



Dopo tanti dolci, finalmente un piatto di pasta, rustico, semplice, ma quando ci vuole, ci vuole e che diamine!
La ricetta è immediata.
Le proporzioni ad occhio.
Il condimento a piacere.
Il risultato è garantito.
Per sommi capi: la zucca è stata prima sbucciata e tagliata a pezzettoni, infilata nella pentola a pressione con un goccio d'olio, un sospiro di acqua, spolverata di sale e pepe. Ospite d'eccezione, una mezza cipolla bianca tagliata fine.
Sette minuti dal fischio, poi spegnere e frullare col minipimer.
Questa crema si può usare per mille altri piatti, compreso anche il congelarla per stagioni meno propizie.
Si mette a bollire l'acqua.
Si butta la pasta, corta e rugosa se possibile.
In un bel padellone capace si fanno rosolare delle salsicce spezzettate non speziate, si calcola una a persona.
Quando la pasta è al dente, si scola e si spadella insieme a salsiccia e qualche cucchiaiata di crema di zucca giusto per fare amalgamare i sapori.
Altamente consigliata una grattata di ricotta salata.
Beh, l'epilogo è prevedibile: l'assassino è il maggiordomo.......

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domenica 19 ottobre 2008

Con i primi grigiori autunnali arriva la Stracciatella in brodo


Bello stare in casa quando fuori è grigio e le ore si regalano momenti di distrazione e non ti stressano col loro correre e galoppare.
Voglia di cucinare poca, molto poca.
Allora si scalda un poco di brodo, io preferisco quello di pollo però all'occorrenza va bene anche quello di dado, orrore, beh si, all'occorrenza chiudiamo un occhio.
Nel frattempo che si scalda il brodo si sguscia un uovo in una ciotolina (un uovo a commensale), si sbatte con una forchetta, si aggiunge un pò di parmigiano (si va a gusto personale), una grattatina di scorza di limone (garantito un sapore molto molto gustoso).
Quando il brodo inizia a bollire, con la frusta si mescola nella pentola e si versa lentamente l'uovo sbattuto proprio nel vortice che crea la frusta.
L'uovo si rapprenderà in tanti grumetti che rimarranno in superficie mentre si lascia bollire ancora per qualche minuto.
A me piace molto, il classico comfort food per una sera di domenica in cui non ti va di fare niente se non pensare che domani, purtroppo, inizia una nuova settimana di lavoro e che le ore non saranno più così generose.

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venerdì 17 ottobre 2008

Iniziamo i preparativi per Natale? Biscottini al fleur de sel e cioccolato fondente e Shortbread al limone e timo



Adatti per essere fatti anzitempo e conservati per poi farne omaggio.
Io li sto ripreparando giusto per verificare in vista del Natale se le ricette mi sfiziano ancora... che sacrificio....
Beh, comunque, io inizio: chi mi segue?

Biscottini al fleur de sel e cioccolato fondente
120 gr cioccolato fondente
110 gr burro
3 uova
100 gr zucchero
120 gr farina 00
120 gr cacao amaro in polvere
1 cucchiaino e mezzo lievito per dolci
1/2 cucchiaino di fleur de sel

Si fa sciogliere il burro con il cioccolato e si lascia intiepidire.
Si montano leggermente le uova intere con lo zucchero e poi si aggiunge il burro sciolto col cioccolato mescolando per amalgamare.
In un'altra ciotola si mescolano insieme farina, lievito, cacao e fler de sel e poi si uniscono setacciandoli nel composto di uova-burro-cioccolato.
Mescolando il tutto per amalgamare ben bene, la consistenza dovrà essere abbastanza sostenuta ma malleabile, tipo plastilina.
Se fosse troppo morbida, lasciare in frigo per una mezzoretta.
Ricavare tante pallottoline della grandezza poco più di una nocciola e porle su una teglia o placca foderata di carta forno a distanza di almeno due centimetri l'una dall'altra.
Riporre la teglia in frigo per una mezzora mentre si fa scaldare il forno a 180°.
Infornare e far cuocere per massimo 8,10 minuti finchè sfiorando la superficie dei biscottini (che si allargheranno durante la cottura) si sente morbida ma asciutta.
Sfornare subito.
I biscottini non devono cuocere troppo sennò si seccano all'interno.

Shortbread al limone e timo
225 gr farina 00
100 gr farina di semola
100 gr zucchero
225 gr burro
scorza di limone grattugiata
foglioline di timo essiccato

Scaldare il forno a 150°.
Si impastano tutti gli ingredienti (io uso il mixer): ne verrà fuori un impasto bello morbidino.
Si stende in una teglia foderata di carta forno in un rettangolo con spessore di almeno 1 cm.
Col senno di poi, consiglio di usare una teglietta di dimensioni piccine dove stendere l'impasto nella larghezza giusta giusta della teglietta perchè se si fa un rettangolo e si cuoce così, l'impasto tende ad appiattirsi (infatti i biscotti della foto sono bassini). Col sistema della teglietta, il bordo "contiene" l'impasto e lo spessore non si altera.
Prima di infornare i biscotti, tagliarli in rettangoli lunghi e stretti (tanto in cottura il taglio si perde un pò).
Far cuocere per circa 30, 40 minuti finchè i bordi sono leggermente dorati.
Appena sfornata la teglia, ritagliare di nuovo i biscotti e praticare dei buchini sulla superficie. Far freddare completamente prima di rimuovere dalla teglia.

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mercoledì 15 ottobre 2008

Altro attentato: Crostata all'orzo, noci e marmellata di mirtilli



L'idea di unire questi sapori l'avevo trovata su questo blog un bel pò di tempo fa.
Avevo provato a seguire la ricetta della frolla tale quale quella indicata ma non mi era venuta (sono sempre più convinta che ad ognuno la sua frolla) e così ho usato la mia ricetta adattata a questa crostata.
E' molto buona, dal gusto un pò particolare, si sente molto il sapore dell'orzo e si sposa perfettamente con quello delle noci e dei mirtilli.

Crostata con orzo, noci e marmellata di mirtilli

per la frolla
150 gr di farina 00
50 gr di farina di semola di grano duro
2 tuorli d'uovo
100 gr burro
90 gr zucchero
90 gr noci tritate non troppo fini
3 cucchiai da minestra di orzo solubile
1 vasetto di marmellata di mirtilli

Si fa la frolla nel solito modo unendo all'impasto anche le noci e l'orzoro ed eventualmente aggiungendo anche un paio di cucchiai di latte freddo per compattare meglio la frolla se dovesse risultare troppo "sbriciolosa".
Si mette a riposare avvolta nella pellicola in frigo per almeno mezzora.
Si stende nella teglia imburrata e infarinata e, bucandone il fondo con i rebbi di una forchetta, si fa cuocere "in bianco" per circa 15 minuti a 190°. Chi preferisce può usare il classico sistema dei fagioli, io non uso nulla ma a metà del tempo apro e foro con uno stuzzicadenti le bolle che si formano e rimetto in forno.
Passati i 15 minuti, si tira fuori, si aspetta una manciata di minuti e si stende la marmellata di mirtilli livellandola in maniera uniforme.
Si rimette in forno per altri 10,15 minuti abbassando la temperatura a 180°.
Si deve far raffreddare completamente prima di sformarla.
E' assolutamente più buona il giorno dopo.
Sempre che ci arrivi.

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Blog Action Day 2008



Non è solo un giorno, è un piccolo impegno per un grande progetto.

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domenica 12 ottobre 2008

Un colpo basso: la Crostata morbida di MarinaB

Per la serie "Dolci rustici ma buoni buoni buoni".


MarinaB, una garanzia.
E questa ricetta mi era sempre sfuggita.
Invece è una torta ideale per la prima colazione, per la merenda, beh per tutto.
E' rapidissima da fare il che, in tema di impazienza e fretta, non è male, tutt'altro.
Delle due ricette che Marina ha dato, ho preso quella "light" con meno burro e zucchero rispetto a quella "strong".
Io poi ho fatto qualche modifica, com'è mia insana abitudine..
Ho ridotto lo zucchero e aggiunto il cacao amaro.
La marmellata, ovvio, non poteva essere che quella d'arance, vista la mia perversa passione per il connubio arancia-cioccolato più un pizzico di cannella.

Crostata morbida al cioccolato, arancia e cannella

200 gr farina 00
150 gr zucchero semolato
150 gr burro morbido
3 cucchiai di cacao amaro
2 uova intere
1 tuorlo
scorza di arancia grattugiata
1 cucchiaio di lievito per dolci
1 pizzico di sale
1 barattolo di marmellata di arance
1 cucchiaino di cannella macinata

Si fa scaldare il forno a 180°.
Si mescolano tutti gli ingredienti secchi (farina zucchero cacao cannella lievito e il pizzico di sale).
Si sbattono in una ciotolina le uova (intere più tuorlo) e si uniscono al composto.
Poi si aggiunge il burro morbido.
Si mescola bene perchè il composto si amalgami.
La consistenza è morbida e cremosa.
Si versa il composto in una tortiera (diam.24/26) foderata con carta forno.
Con il dorso di un cucchiaino si fanno delle piccole fossette nell'impasto senza arrivare fino al fondo e si versa sopra la marmellata distribuendola su tutta la superficie.
Si inforna a 180° gradi per circa 35, 40 minuti perlomeno finchè non è cotta sia al centro che sui bordi.
Si lascia freddare completamente ed è più buona il giorno dopo.

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venerdì 10 ottobre 2008

Una settimana di influenza, dieta in bianco e comfort food: Carote al vapore al balsamico

Un'influenza, la testa pesante, il naso rosso, però si deve andare lo stesso al lavoro, a prendere il pupo a scuola, a fare la spesa, la fila in banca, le ore al volante a sgomitare in tangenziale..
Alla sera, a casa, pigiamone, compressa di antiinfiammatorio e cibo leggero ma coccoloso.
Per me è questo



la cosa più banale ma a me piace da morire.
La ricetta?....
No, non la dico.
Torno alle mie carote.

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lunedì 6 ottobre 2008

Frattaglie di cuore e una ricetta non ricetta per il concorso del Cavoletto

Mani grandi, dal palmo quadrato, dita non molto lunghe, unghie corte, curatissime e senza smalto, non si addice a un medico.
Le giunture un pò nodose, colpa dell'artrite.
Mani non molto femminili ma belle a modo loro.
Le mani di mia nonna.
Classe 1910.
Laurea in medicina nel 1933, solo due donne in tutta la facoltà di colleghi maschi.
E lei orgogliosa e fiera del suo camice immacolato, stetoscopio al collo, sotto l'elegante soprabito nero e i guanti di pelle rigorosamente in tinta nei suoi giri tra i padiglioni del policlinico Umberto I.
Un maschio mancato.
Un medico con i fiocchi compresso dentro un corpo di donna cresciuto nei dogmi dell'educazione delle signorine di buona famiglia: ricamo, cucito, economia domestica, votate ad esser mogli e madri prima ancora che donne.
E lei, invece, scalpitava per seguire un destino diverso dallo stare in casa.
Giunse ad un compromesso: matrimonio con un collega di facoltà, due figli piccoli e una condotta medica nei dintorni di Roma, ereditata dal marito partito volontario per l'Africa.
Delle incombenze domestiche se ne occupava qualcun'altro.
Cucinare? Non sia mai.
Lei girava per le campagne a visitare i pazienti.
Ogni tanto qualche bombardamento, ogni tanto qualche notizia più pesante di altre.
Speranze, ristrettezze, pragmatismo.
Bella nelle foto in bianco e nero, a cavallo, con l'espressione forte della giovane donna.
Bella nelle foto più recenti, con la morbidezza della donna matura.
Bella per me, sempre, anche nelle foto di una bimba a me sconosciuta con un
fiocco tra i capelli castani e le calzine corte.
E delle incombenze domestiche se ne occupò nel tempo sempre qualcun'altro, anche finita la guerra e finita l'emergenza.
Finchè il destino e la separazione del figlio le portò in regalo una bimba di tre anni da crescere e con cui crescere insieme.
Forse quella figlia che non era mai arrivata.
Dopo una vita passata a fare tutt'altro, mia nonna si reinventò casalinga e cuoca.
Fece un grande sforzo, lo fece con la forza del cuore che ti porta a coccolare una piccola per cui sei diventata braccia che avvolgono, risate che divertono, carezze che consolano, occhi che spronano.
Se hai un cuore grande ci riesci.
Riesci a regalare abitudini, ricordi, sensazioni che poi, da grandi, si passano ad un figlio tuo in una catena continua di affetto e memorie.
Ricordi di una scodella di pasta col tonno messa in caldo sulla pentola, mangiata voracemente al ritorno da scuola mentre si raccontavano i mille e uno grandi e minimi episodi a lei che sferruzzava lì accanto.
Ricordi delle domeniche passate in casa da sole noi due, televisione, chiacchere, pasta pasticciata al forno mai uguale alla volta precedente ma sempre buonissima.
Ricordi di quando ho scoperto che il mio e suo nome uniti davano vita ad una parola: "SeRenata" e ne andavo orgogliosa.
Ricordi dei preparativi frenetici per il Natale, il pangiallo che veniva sempre troppo croccante secondo lei, invece era perfetto.
E la crema pasticcera fatta ad occhio, un rosso, due cucchiai di zucchero tre rasi di farina.
Lei perennemente a dieta, ipertensione, si, glicemia, e, diamine, sono medico, lo saprò ben io, no?!
Ma come si fa a resistere ad una salsiccia fresca spalmata su una fetta alta di pane di genzano...
Vent'anni di vita insieme così.
E se n'è andata in tre giorni.
"Ninnì, non mi sento bene: andiamo al Pronto Soccorso".
Non c'era più niente, poi.
Mi ha abbandonato da sola nel Mondo.
Non gliel'ho perdonato per anni.
Anni passati a ignorare i ricordi.
Anni passati a odiarla, ricacciando qualsiasi legame con quella Nostra vita a due
in un punto remoto del mio cuore.
Come hai potuto andartene lasciandomi in balia di altre persone, di altri affetti che non fosse il tuo, di una vita posticcia.
E lei, dovunque sia, ha aspettato, con calma, come faceva quando da piccola mi interstardivo e mettevo il muso per poi tornare sui miei passi e da lei, lì, ferma ad attendermi con un sorriso.
Lei, colpevole solo di essere morta, lo sapeva che non poteva ragionare con una ventenne arrabbiata e sola e quindi ha aspettato.
Che il tempo e la mia nuova esistenza mi renderessero più morbida, meno guardinga, meno cattiva.
E pian piano lei, dovunque sia, ha fatto si che i ricordi mi assalissero vigliaccamente alle spalle, quando meno me l'aspettavo.
L'ha fatto srotolando il gomitolo dei profumi, sapori, sensazioni di quella cucina dove passavamo tanto tempo insieme.
Improvvisamente mi si riaffacciava alla memoria "quel" sapore o "quella" pietanza.
Improvvisamente sentivo pressante l'esigenza di riassaporarli.
E ricostruivo, andavo per tentativi, provavo, assaggiavo, modificavo e riassaggiavo.
Non mi ero mai preoccupata, a suo tempo, di imparare, "tanto c'è nonna".
Quelli che ho ritrovato sono dei simulacri dei sapori originali, però significano molto per me.
Sono le ricette del mio Passato, della storia di una ragazzina tenuta per mano da una donna anziana ma piena di vita che amava il Presente e il Futuro.
Sono riuscita a risalire alla sua ricetta del sugo di tonno, del minestrone alla genovese, dei pomodori al riso.
Sulle fettine sottili impanate ci sto ancora lavorando ma ci riuscirò.
E se non ce la farò io, ci riuscirà il suo bisnipote, mio figlio, forse, un giorno.
Lei, dovunque sia, sono sicura che ne è soddisfatta.
Ma sapeva che prima o poi avremmo fatto pace.
Si che lo sapeva.
"Ninnì, stasera per cena ci mangiamo il caffellatte con la ricotta?"

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domenica 5 ottobre 2008

Attacco di virus e chiocciole di crepes al prosciutto e brie



Dopo tre giorni passati a fronteggiare un attacco di un virus vigliacco sul pc, finalmente siamo riusciti con la collaborazione dell'informatico di casa a debellare l'oscura presenza.
Per festeggiare degnamente l'avvenuta (si spera definitiva) guarigione, oltre ad un super-mega-potente-inattaccabile antivirus nuovo di zecca, ecco delle chioccioline (omaggio al più famoso simbolo internettiano) fatte con crepes farcite con prosciutto cotto e dadini di brie, un goccio di besciamella tanto per legare e una rapida gratinatura in forno.
La ricetta dell'impasto delle crepes è di Ventana di Coquinaria.
Io la trovo perfetta.

Impasto per crepes

per 7,8 crepes diametro 16 cm

100 gr farina
250 gr latte
2 uova intere
1 pizzico di sale
Frullare tutti gli ingredienti e lasciar riposare per circa 15 minuti in frigo.
Poi oliare (per le crepes salate) o imburrare (per le crepes dolci) il fondo di un padellino piccolo e scaldare a fuoco vivace.
Quando si scalda per bene, versarci dentro due, tre cucchiaiate di impasto e fare roteare un pò il padellino per distribuire meglio l'impasto su tutto il fondo.
Far cuocere a fuoco vivace ma non fortissimo ogni lato finchè colora.
Conservare o in frigo impilate avvolte nella pellicola (non più di un paio di giorni) oppure congelare o "nature" o già farcite.

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mercoledì 1 ottobre 2008

Creme Caramel allo zenzero e pentola a pressione

Non è un pò complicato cuocere a bagnomaria?
A volte lo trovo troppo complesso.
Accendere il forno, calcolare il livello dell'acqua..uffa.




La ricetta l'ho trovata sul blog di Luciana.
Una rivelazione.
Si prepara in un attimo.
Basta scegliere un contenitore (io ho usato delle cocottine) che si "manovri" facilmente nella pentola a pressione e avere l'accortezza di coprire con alluminio per evitare che il vapore internamente si depositi sulla crema.
Il più è fare il caramello.
Infatti questo della foto è venuto troppo scuro.
Ma se si azzecca quello, il resto è proprio questione di minuti.
Ho diminuito i tempi di cottura dal fischio (15 minuti invece di 20) perchè erano recipientini monoporzione e avevo paura che la crema si seccasse troppo.
Ho aggiunto al latte e vaniglia un poco di zenzero grattugiato.
E sopra ci sarebbe stata molto bene anche una manciatina di pistacchi tritati ma non li avevo.
La prossima volta.

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